24.2.05

la fantasia

Ipotizziamo una situazione di mobilità qualsiasi in un mondo dove esistesse il sistema SiMoVe

Il sig. Rossi entra nel suo garage dove è ricoverata una autovettura SiMoVe.
L’auto ha un modulo anteriore con motore a scoppio, benzina, 1.400cc, 80 Hp., sospensioni indipendenti, freni standard, abs, pneumatici da montagna...
Il modulo è prodotto dalla Società “Ansaldo Motori” ed è di proprietà di una società di leasing: la “LeaSiMoVing”.
Il modulo centrale è del gruppo dimensionale “media”, 4 porte, 5 posti, aria climatizzata, autoradio, navigatore satellitare, tappezzeria personalizzata in velluto…; è prodotto dalla società “Anonima Cocchi Co. & Co” ed è di proprietà del sig. Rossi.
Il modulo posteriore è del tipo “corto” con bagagliaio piccolo, sospensioni indipendenti, freni standard, abs, serbatoio benzina, gancio di traino…: E’ di proprietà della “Cooperativa Cittadina Sistema Mobilità”.
Il sig. Rossi, che abita in una centro residenziale extra urbano, sale in auto con il figlio in età scolare e si dirige verso la città per raggiungere prima la scuola del figlio e poi il proprio posto di lavoro.
La strada extraurbana è prima di campagna e poi di comunicazione regionale.
L’automobile si comporta bene ma deve essere intesa come mezzo di trasporto, con velocità e prestazioni adatte allo scopo ed alla viabilità percorsa.
E’ certamente ed assolutamente un’auto sicura, come tutte le SiMoVe, ma non è certo una sportiva con assetto corsaiolo da guidare in controsterzo o comunque nella ricerca dell'emozione da ripresa, frenata, scalata...
Giunto in prossimità della città, lungo una strada di grande viabilità, il sig. Rossi entra in una area pitStop.
Ci sono 40 stazioni di mutazione e le file sono decisamente corte; questo grazie all’amministrazione comunale che ha provveduto alla distribuzione degli spazi e delle licenze per la realizzazione dei pitStop nel modo migliore, tenendo presente i flussi di auto, il loro numero, la loro frequenza e le vie che esse percorrono per l'accesso e l'esodo dalla città.
E’ ora il turno del sig. Rossi.
Si avvicina al punto di mutazione percorrendo un corridoio di attracco che, dotato di un sensore che può comunicare con le automobili SiMoVe, ha individuato il gruppo di appartenenza di dimensione della automobile del sig. Rossi ed i numeri di matricola dei moduli anteriore, centrale e posteriore.
Un braccio tecnologico fuoriuscente da una rotaia interrata al centro del corridoio trova, con un sistema tecnologico di rilevazione, il punto di attacco del modulo centrale, disattiva i comandi del modulo centrale e prende possesso dell’automobile, trainandola verso il punto esatto di stop.
Le ruote percorrono due canali che si sono dimensionati allo scopo.
L’auto viene fermata dal braccio tecnologico nel punto di mutazione.
Dalla linea di ingresso al corridoio di attracco sono passati 5 secondi circa e sono stati percorsi più o meno 10 metri.
I martinetti, azionati dal braccio tecnologico, portano il modulo centrale alla posizione spaziale prevista.
Dalla parte del sig. Rossi c’è un piloncino con una consolle, un monitor ed una feritoia.
Il sig. Rossi inserisce la sua MoveCard nella feritoia.
La MoveCard del sig. Rossi è stata emessa dalla “Società Generali delle Assicurazioni e degli Scambi S.p.A.”.
Essa offre una serie di servizi tra i quali quello di Carta di Credito e di Banca Dati SiMoVe.
In essa sono registrati tutti i dati storici della automobile (per modulo) sino all’ultimo pitStop.
Compaiono sul monitor i dati memorizzati nella MoveCard, i dati rilevati dal braccio tecnologico e le loro differenze.

modulo anteriore
ha percorso:
dall’utimo pitStop, Km. 57,324, al costo di €/Km 1,5 offerto dalla società di leasing “LeaSiMoVing”.
dall’ultima revisione Km. 3.250 con autonomia residua fino alla prossima revisione di Km. 1.750.
in totale Km. 127.000 su una vita calcolata di Km. 300.000
pneumatici del tipo… Km…. autonomia…
test automatico dalla centralina: OK.


Il modulo centrale
proprietà: sig. Rossi
ha percorso
dall’ultima revisione Km. 20.500 con autonomia residua fino alla prossima revisione di Km. 4.500
in totale Km. 72.000 su una vita calcolata di Km. 500.000
test automatico dalla centralina: aggiungere liquido tergivetro, scarsa pressione condizionatore, resto OK.


modulo posteriore
ha percorso:
dall’utimo pitStop, Km. 1,200, al costo di €/Km 1,0 offerto dalla “Cooperativa Cittadina Sistema Mobilità”.
dall’ultima revisione Km. 1.200 con autonomia residua fino alla prossima revisione di Km. 8.800
in totale Km. 1.200 su una vita calcolata di Km. 400.000
benzina alla consegna: lt. 50
benzina al momento attuale: lt. 12
benzina delta: lt. 38 al costo di €/lt. 1,25
pneumatici del tipo… Km…. autonomia…
test automatico dalla centralina: OK.


Il sig. Rossi, tramite la consolle. con la pressione di un tasto sceglie la configurazione “elettrica city”.
Un robot, simile in parte ad carrello elevatore, si avvicina con una rotazione da sinistra alla parte frontale, infila i suoi bracci sotto il modulo anteriore e, guidato da sensori, aggancia solidamente il modulo, ne comanda il distacco e lo separa, asportandolo dal modulo centrale.
Indietreggia, ruota ancora e si allontana mentre da destra arriva un secondo robot che ruotando si allinea al modulo centrale. Porta sui suoi bracci un modulo anteriore del gruppo dimensionale idoneo e del tipo “electric city”, come scelto dal sig. Rossi.
Il robot “presenta” il modulo anteriore al modulo centrale, con le flange perfettamente allineate, lo aggancia e quindi ne comanda la connessione definitiva.
Questo è un modulo con due motori elettrici per un totale di 2.500 watt, consente una velocità massima di 60 Km/ora, autolimitata e offre un discreto bagagliaio nella parte tra i motori.
E’ prodotto dalla “Edison and Sons. Co. limited” ed è di proprietà della “Cooperativa Cittadina Sistema Mobilità”.
Stessa cosa, contemporaneamente, per il modulo posteriore che viene mutato in un modulo “electric city” dotato di un carico di batterie elettriche che consentono una autonomia di 100 Km a 45 Km/ora di velocità.
E’ prodotto dalla “Celladur s.r.l.” ed è di proprietà della “Compagnia Generale dell’Energia”.

Ora la vettura del sig. Rossi è mutata.
Compaiono sul monitor i dati relativi alla nuova configurazione

modulo anteriore
ha percorso:
dall’utimo pitStop, Km…… e costa €/Km……
dall’ultima revisione Km………. con autonomia residua fino alla prossima revisione di Km……..
in totale Km…… su una vita calcolata di Km……..
pneumatici del tipo… Km…. autonomia…
test automatico dalla centralina: OK.


Il modulo centrale
proprietà: sig. Rossi
ha percorso
dall’ultima revisione Km. 20.500 con autonomia residua fino alla prossima revisione di Km. 4.500
in totale Km. 72.000 su una vita calcolata di Km. 500.000
test automatico dalla centralina: aggiungere liquido tergivetro, scarsa pressione condizionatore, resto OK.


modulo posteriore
ha percorso:
dall’utimo pitStop, Km…… e costa €/Km……
dall’ultima revisione Km………. con autonomia residua fino alla prossima revisione di Km……..
in totale Km…… su una vita calcolata di Km……..
pneumatici del tipo… Km…. autonomia…
test automatico dalla centralina: OK.


La consolle registra i nuovi dati sulla MoveCard del sig. Rossi, addebita il pagamento relativo ai moduli sganciati alla funzione Carta di Credito, ne accredita le rispettive quote alle società produttrici sui loro conti bancari, stampa una rendiconto con ricevuta per il sig. Rossi e restituisce dalla feritoia la MoveCard al sig. Rossi.
I martinetti si ritirano, il braccio tecnologico traina l’auto fuori dal punto di mutazione, si sgancia, si ritira e si sposta verso l’auto in successiva attesa, il sig. Rossi esercita una pressione sul pedale dell’acceleratore e l’auto, in assoluto silenzio, si allontana.
Il tutto in un tempo di poco superiore a quello di un normale rifornimento di benzina.

scuola… lavoro… ore 13.00

Il sig. Rossi esce dalla città su di un’altra direttrice, si riferma ad un “pitStop”, lascia i moduli “electric city” e muta in una configurazione “diesel LR” (lungo raggio).
Raggiunge casa e poi una località turistica, BelloSito, in una zona ecologica protetta.
Il sindaco di BelloSito ha emesso un’ordinanza che vieta emissioni di CO2 in tutto il territorio protetto ed ha realizzato con detta ordinanza 6 piccole stazioni pitStop sulle 6 vie di accesso a detta zona.
Il sig. Rossi compie la sua sosta/mutazione….
eccetera… eccetera…

Il sistema è attuabile da subito
Infatti una vettura SiMoVe configurata in un "modo" a benzina o gasolio sarebbe in realtà un’auto completamente coerente al contesto attuale, non potrebbe mutare ma potrebbe tranquillamente circolare.
Al primo sorgere del primo pitStop l’auto potrebbe, solo in quella collocazione geografica, eseguire la mutazione e via via la possibilità aumenterebbe con il moltiplicarsi dei pitStop.
Naturalmente potrebbe mutare in una officina o nel box del proprietario.

Il sistema andrebbe “contro” una certa mentalità (anche la mia!) con cui si vede l’automobile.
Diciamo che l’idea di comperare un’auto che ti rappresenta verrebbe minata da un nuovo modo di interpretare l’auto, come strumento di utilità prima e solo dopo, molto dopo, come status symbol.
I moduli potrebbero essere omologati per l’utilizzo a seconda delle aree di utilizzo, così, per esempio, i moduli “da città” potrebbero essere tutti autolimitati nella velocità, o potrebbero essere dotati di ricevitori cellulari che ricevono “messaggini” sul limite di velocità di questa o quella area, ne danno comunicazione con un display e/o un sintetizzatore vocale e dopo x secondi rendono efficiente il limite.
Insomma, i modi di utilizzare questa modularità possono essere tanti.
Per contro il modulo centrale si comporterebbe come un’auto di proprietà e il proprietario (effettivo, in leasing, affitto….) entrerebbe sempre nella “sua” auto, dove ha lasciato l’agenda, dove ha i suoi cd, dove ha dimenticato le chiavi della casa di montagna… insomma non sarebbe come cambiare auto ogni volta.

Resta il fatto che un prototipo funzionante, magari con un sistema di mutazione troppo laborioso ed inattuabile su larga scala, sarebbe costruibile ed utilizzabile immediatamente ed io credo che esposto al pubblico ed ai politici avrebbe un impatto notevole!

19.2.05

l'idea

Questa è una Ferrari 512S (marzo 1970), il pilota è Arturo Merzario e il tizio di spalle col cappuccio è Mauro Forghieri; notare il rifornimento con tanica ed imbuto! altri tempi: bellissima auto tutta rossa, pilota tutto bianco...





Qui siamo nel settembre 1969, quindi in vista del Gran Premio d'Italia di quell'anno e questa è la gialla Mc Laren di Dennis Hulme.




si nota il fatto che l'auto è come fatta di tre pezzi: c'è l'abitacolo (la parte centrale) subito dietro un taglio e poi il motore e le ruote, subito davanti un altro taglio con muso e ruote anteriori.
Sia il retrotreno (motore compreso) sia l'avantreno erano retti da telaietti autonomi. Così, in caso di necessutà, i meccanici potevano sostituire tutta la parte posteriore (motore compreso) o tutta la parte anteriore.
Ecco, l'idea viene da lì: faccio un'auto in tre parti ed invento un sistema di aggancio e sgancio rapido fra le parti; poi costruisco tanti moduli centrali, tanti moduli posteriori e tanti moduli anteriori: tutti con la stessa "flangia" di aggancio e sgancio, tutti intercambiabili fra loro.






Questo è il primo schizzo o comunque il più vecchio che ancora ho ed è del 1973.
In questa prima "pensata" i moduli anteriore e posteriore erano infilati "a cassetto" nel modulo centrale.
Qui sotto ,invece, i moduli sono diventati assolutamente distinti fra loro e l'auto finale può assumere le forme più diverse.










Il modulo centrale ha due flange, una davanti ed una dietro, che contengono tutte le combinazioni possibili di collegamento sia verso l'avantreno che verso il retrotreno.
I moduli anteriori e posteriori contengono a loro volta flange coniugate alle corrispondenti flange dei moduli centrali e si possono attaccare e staccare con facilità.
E poi si mischia tutto!.
Auto a benzina?
Tric Trac ed è elettrica!
Tric Trac e cambia batterie!
Tric Trac ed è diesel!...
E io sempre dentro il MIO salottino viaggiante!
Tutto qua!

la descrizione

progetto di massima




Il progetto si propone di trovare una soluzione, possibile e realizzabile con la tecnologia attuale, ai problemi della mobilità veicolare.
Mira a ridurre i livelli di inquinamento che la mobilità veicolare su gomma produce ed a modificare, almeno in parte, l’atteggiamento dell’utenza nei confronti dell’automobile, il tutto con l’obbiettivo di modificare nel modo, ma non nella sostanza, l'utilizzo e le funzionalità dell’automobile.

L’automobile svolge la sua funzione in modi diversi a seconda delle condizioni di utilizzo.
Con velocità elevate in trasferimenti autostradali.
Con esigenze di potenza e coppia nell’affrontare un percorso di montagna.
A velocità bassissime in città.
Con autonomie lunghe durante lunghi viaggi.
Con autonomie anche brevissime in città…

Partendo da queste considerazioni il progetto prevede la costruzione di una automobile modulare che in diverse configurazioni possa assolvere al compito richiesto con lo sfruttamento dell'energia più adatta e nel modo più efficiente.

i moduli

I moduli, come già detto, sono 3, quelli della più antica concezione dell’automobile stessa.
Modulo anteriore: comprende l’asse anteriore e li motore.
Modulo centrale: comprende l’abitacolo e tutti i comandi relativi al posto di guida.
Modulo posteriore: comprende il treno posteriore, la riserva d'energia ed il bagagliaio.


 



I tre moduli sono congiunti fra di loro da 2 giunti ognuno dei quali riunisce due flange.
Esisteranno un gruppo di categorie, per esempio micro, mini, small, media, large.
Flange e giunzioni saranno omologate a seconda della categoria di dimensione.

le flange

Il disegno e la possibilità di realizzazione di una flangia adatta allo scopo è la chiave di volta per la realizzabilità dell'intero progetto.
Il brevetto della flangia e del sistema di aggancio/sgancio è quello che determina la “proprietà”, diciamo così: principale, dei diritti.
In una fase iniziale ci potrebbero essere più idee e più soluzioni possibili (come è stato per esempio per il televisore a colori: pal, secam…o per cd e minidisc...) ma successivamente un solo brevetto (almeno per categoria di dimensione) prenderà piede ed allora tutti i produttori di moduli finiranno con l’adeguarsi a quello e tutti gli sviluppi ed i miglioramenti saranno rivolti a quello.

I giunti devono provvedere a due funzioni:
congiunzione meccanica dei moduli e congiunzione efficiente dei servizi.

La congiunzione meccanica deve garantire la solidità e la rigidità meccanica dell'assemblato risultante (autoSiMoVe) in modo tale da garantire un suo corretto e sicuro funzionamento.
La congiunzione dei servizi deve garantire la funzionalità ed efficienza degli stessi. sia che si tratti di comandi che dall’abitacolo vanno verso i moduli anteriore e/o posteriore (freni, frecce, cambio…), sia che si tratti di trasferimenti tra i moduli (di benzina, energia elettrica, liquidi in pressione…), sia che si tratti di flussi di informazione (contachilometri, spie, centraline…)









Il sistema di aggancio deve essere semiautomatico/automatico, gestibile da una apparecchiatura semiautomatica o automatica.
Il modulo centrale deve possedere un sistema di rilevamento della posizione in modo da garantire il corretto posizionamento della vettura nella postazione di mutazione (sensori di posizione relativa tra modulo e postazione) e un sistema di martinetti che azionandosi colloca il corpo del modulo centrale in una posizione esatta rispetto alla base della stazione di mutazione.








Il primo passo per l’avvio del progetto è la progettazione ed il brevetto delle flange, dei sistemi di giunzione e delle modalità di sgancio ed aggancio per la mutazione.

Si potrebbe pensare al magnetismo, agli elettromagneti e ai sistemi computerizzati oltre che a perni e fori, magari conici, con ghigliottine autostringenti e sistemi di bloccaggio e/o tenute in tensione realizzate con molle o circuiti pneumatici.
Il raccordo dei servizi mi pare più semplice perchè già esistono placche di connessione elettriche ed elettroniche nonche attacchi rapidi per circuiti in pressione adatti a non generare perdite in fase di attacco o distacco.

In funzione delle flange deve essere progettato un robot, simile in parte ad un carrello elevatore, che infilando i suoi bracci sotto il modulo anteriore o posteriore sia in grado di agganciare o sganciare lo stesso con una operazione unica, in pochi secondi (dieci secondi mi sembrerebbe il massimo accettabile).
Guidato da sensori deve trasportare i moduli, agganciarli o sganciarli, prenderli da un sito di immagazzinamento, riporli in un sito di immagazzinamento.

la mutazione

La mutazione avviene in un sito di mutazione che, per intrnazionalizzare il progetto, chiameremo PitStop.
PitStop é una grande area, generalmente situata nella cintura periferica delle città o sui percorsi di entrata/uscita di particolari sistemi viarii (autostrade...) o di determinate aree geografiche.
Il primo punto da tenere in considerazione e che determinerà l'intero disegno di un PitStop nonchè la quantità di aree PitStop e la loro dimensione e distribuzuione è il tempo che deve essere impiegato dall'utente per dar vita ad una mutazione della sua vettura; tempo che certamente è nell'orine di misura dei minuti, probabilmente non diecine ma unità... tra 4 e 10 minuti? 10 è già tanto.
Ci saranno vie di accesso ampie e mai intasate che si moltiplicano ad albero più volte sino ai punti di mutazione posti in parallelo.
Poichè le mutazioni possibili sono determinate dal numero di "taglie" (piccola, grande, media...) della famiglia SiMoVe e dalle combinazioni possibili (da benzina a gas, da benzina a nafta, da benzina ad elettrica, da elettrica a idrogeno....) occorrerà un'area di PitStop per ogni "taglia" con una serie di percorsi guidati che conducano l'automobilista al giusto punto di mutazione.

Il punto di mutazione dovrà essere automatico: attrezzato con:
  • un sistema di guida che collochi l'autoSiMoVe nella giusta posizione
  • una torretta con terminale (tipo bancomat) in grado di ricevere e dare informazioni
  • un sistema che ricevere richieste di mutazione e provvedere alle loro esecuzioni
  • due robot per parte (due davanti all'auto ed due dietro) in grado il primo di asportare il modulo in arrivo e depositarlo nel sistema di immagazzinamento, il secondo di prelevare il modulo in uscita dal sistema di immagazzinamento per "innestarlo" sull'autoSiMoVe
  • due terminali del sistema di immagazzinamento, l'uno per ricevere il modulo in entrata e l'altro per fornire il modulo in uscita
  • un sistema di immagazzinamento "locale" che faccia da polmone a quello/i principale/i.
Sarà poi necessaria una via d'uscita che dal punto di mutazione, sempre ad albero ma dai rami al tronco, riporti sulla via pubblica in modo veloce e pratico, senza generare ingorghi o attese.
 
Ogni modulo porta con sè una memoria che ne registra la vita e l'area di PitStop deve essere attrezzata al fine di provvedere alle manutenzioni necessarie sui varii moduli in entrata al fine di avere sempre moduli in uscita nelle condizioni di efficienza prevista: dal rabbocco liquidi al rifacimento della testata, dalla sostituzione dei pneumatici al lavaggio, dal pieno di benzina alla ricarica degli accumulatori...

la proprietà

Si.Mo.Ve. é un nuovo modo di interpretare l’auto, come strumento di utilità prima e solo dopo, molto dopo, come status symbol.
Questo perchè nel tempo di qualche anno, forse una diecina, il panorama del parco auto sarebbe rivoluzionato e circolare con una vettura del tipo degli attuali suv o delle attuali sportive più o meno estreme sarebbe pressocchè impossibile.

Solo il modulo centrale potrebbe continuare la gestione tradizionale dell’auto di proprietà e il proprietario (effettivo, in leasing, affitto….) entrerebbe sempre nella “sua” auto, dove ha lasciato l’agenda, dove ha i suoi cd, dove ha dimenticato le chiavi della casa di montagna… insomma non sarebbe come cambiare auto ogni volta.

I moduli anteriore e postreriore sarebbero invece delle protesi necessarie a rendere possibile il movimento, ma difficilmente saranno di proprietà di un privato.
Molto più probabilmente saranno di proprietà delle stesse aziende costruttrici, o di consorzi di consumatori, o di amministrazioni pubbliche del territorio, o di banche ed assicurazioni, o di produttori di energia di questo o quel tipo...

L'utilizzatore non sceglierà la "marca" o la "versione" o il "colore" del modulo anteriore che sta per essere collegato al suo modulo centrale ma soltanto, in funzione della sua taglia, il tipo di energia che il modulo dovrà utilizzare.

Così l'utente potrebbe ritrovarsi a guidare il suo modulo centrale - di un bel colore metallizato, con i finestrini fumè ed un elegante interno - con appiccicato davanti un modulo elettrico di proprietà di una azienda municipalizzata e con i colori di uno sponsor produtore di caramelle, anche un po' ammaccato e vecchio di sette anni (però perfettamente efficiente) e con appiccicato dietro on modulo accumulatore, nuovo di zecca e tutto nero, di proprietà dell'azienda che lo produce.

L'utente pagherà solamente l'utilizzo dei moduli anteriore e posteriore.

I moduli "esterni" (anteriore e posteriore) potrebbero essere omologati per l’utilizzo a seconda delle aree di utilizzo, così, per esempio, i moduli “da città” potrebbero essere tutti autolimitati nella velocità, o potrebbero essere dotati di ricevitori cellulari che ricevono “messaggini” sul limite di velocità di questa o quella area, ne danno comunicazione con un display e/o un sintetizzatore vocale e dopo x secondi rendono efficace ed efficiente il limite sulla vettura.
Insomma, i modi di utilizzare questa modularità possono essere tanti ed i limiti eventuali si potrebbero scoprire solo dopo parecchio tempo.
Resta il fatto che un prototipo funzionante, magari con un sistema di mutazione primitivo e troppo laborioso, impensabile per un uso su larga scala, sarebbe comunque costruibile ed utilizzabile immediatamente ed io credo che esposto al pubblico ed ai politici avrebbe un impatto notevole!




Un sindaco decide che nella sua città si circola solo elettrici, destina le aree per i PitStop, concede le licenze, si costruisce per 2 anni… il sindaco emana l’ordinanza: 3 anni per adeguarsi, dopo 1 anno invece di pari e dispari a domeniche alterne solo elettriche di domenica, dopo 2 anni a settimane alterne, dopo 3 anni solo elettriche!
Nel frattempo quello che c’è del vecchio parco auto diminuisce gradualmente, ma solo in città.

Se un’azienda sviluppa un modulo ad idrogeno… io posso provarlo, vado al pitStop, me lo aggancio e pago per quanto lo utilizzo. Non è necessario che mi comperi un’auto ad idrogeno!
E se un’azienda sviluppa un modulo a condensatori? anche.
E se… ibrido benzina/elettricità o condensatori e nafta o…. atomo/idrogeno/kerosene! uguale.
Le aziende non devono fare tutta l’auto, ma solo i moduli.
L'utente non deve comperare tutta l’auto, ma solo l'utilizzo dei moduli.
E quando voglio rifare la tappezzeria dell’auto, levarmi quel velluto ormai lucido e farmi una poltrona in pelle… cambio solo il modulo centrale, ne compero o ne affitto uno prodotto da Frau e via.

i produttori

Non credo che l'introduzione e lo sviluppo del sistema SiMoVe lascerebbe intatto il panorama dei produttori dell'automobile.
Infatti l'autoSiMoVe è frutto dell'assemblaggio di tre parti che presentano esigenze di ricerca, progettazione e costruzione sufficientemente differenti fra loro al punto di poter facilmente prevedere il nascere di aziende più o meno grandi ed iperspecializzate.
Lo stesso singolo modulo, per esempio l'anteriore, potrebbe essere coideato e costruito da aziende diverse: una con le conoscenze relative a telaio/scocca, flangia e sistemi di giunzione, sospensioni, ruote... ed una con le conoscenze relative, per esempio, ai motori elettrici per induzione.
Così immagino scocche nude prodotte da acciaierie che fornite ad assemblatori vengono riempite con poltrone, tappeti e gadget varii per il confort di viaggio; altre e differenti scocche riempite con accumulatori o con serbatoi per l'idrogeno... ecc.

La congiunzione meccanica, la flangia, potrebbe essa stessa essere oggetto di una produzione specializzata che successivamente viene innestata sul modulo cui è destinata.

Servirebbero poi aziende dedite alla produzione delle parti che compongono il PitStop, quindi i silos di immagazzinamento dei moduli, i sistemi di trasferimento, i sistemi di guida e posizionamento delle SiMoVe, i robot addetti alla mutazione, le consolle dei punti di mutazione...
Il mercato produrrà inoltre e sicuramente miniapparati per la mutazione in ambiente privato (nel garage di casa?) in modo che l’utente possa possedere più moduli e possa scambiarli tra loro.

Come già detto, in una fase iniziale ci potrebbero essere più idee e più soluzioni possibili ma presto una sola (almeno per categoria di dimensione) prenderebbe piede con l'effetto di definire il progetto e tutti i produttori di moduli finirebbero con l’adeguarsi ad essa.

l'ambiente

La tutela dell'ambiente potrebbe essere gestita con molta maggiore efficienza.
Anche se può sembrare "impopolare", il fatto del numero limitato di taglie e di un tipo di energia "imposta", dalle amministrazioni pubbliche in aree selezionate, sottrarrebbe di fatto all'automobilista la libertà di infrangere le regole: non potrebbe farsi una "sgasata" in Corso Buenos Aires perchè avrebbe per le mani una vettura con le prestazioni di una vetturetta da campi da golf e che si autolimiterebbe a 40-50 km/ora.
E, almeno in città o in territori particolarmente protetti, anche da sbronzo l'utente non potrebbe eccedere oltre i limiti imposti dalla configurazione concessa alla sua auto.
Anche la sicurezza in senso lato verrebbe particolarmente accresciuta poichè ad ogni mutazione corrisponderebbe una sorta di "lista di controllo" eseguita in automatico su tutta la vettura; i moduli distaccati sarebbero comunque ripristinati in efficienza dal PitStop ed il modulo centrale riceverebbe informazioni su eventuali manutenzioni da eseguire e su eventuali periodi limite oltre i quali potrebbe essere inibito a successive mutazioni e quindi alla circolazione.

18.2.05

commenti

Gentile Signore,
sono tanti anni che le case propongono concept di vetture "Lego", lo fece Mercedes una decina d'anni fa, poi è stata la volta, per esempio, di GM, con vari concept con un pianale portante autonomo, e lo ha riproposto, Pininfarina-Matra allo scorso salone di Parigi.
L'idea, quindi, non è nuova. Il difficile è realizzarla in modo adeguato, tenendo conto di tutti i problemi legati alla industrializzazione, a quelli normativi (basti pensare alla questione sicurezza in caso d'urto) e alle elevate aspettative dei consumatori. Per tutti questi motivi nessuno è mai arrivato alla produzione di serie con idee tanto estreme e semplificate quale la sua, ma ha fatto tesoro del concetto per sviluppare in modo più economico e rapido intere famiglie di modelli che utilizzassero in comune il maggior numero di componenti importanti.

Cordiali saluti
La redazione di Quattroruote
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... l'idea di fondo è molto affascinante nella sua genialità e mi sembrerebbe troppo riduttivo "sparare" a zero sulle tante difficoltà che un progetto del genere comporterebbe.
Preferisco parlarti da giovane appassionato di automobili: non riesco, non posso pensare all'automobile come semplice mezzo di trasporto, spersonalizzato, modulabile ed intercambiabile.
Mi piace invece pensare all'auto come unica, mia, anche se tra qualche milione di copie identiche.
Il discorso tecnico si supera, ne sono certo.
Il fatto è che non si può neanche comiciare a lavorare ad un progetto che porterebbe a risultati indesiderati, con che entusiamo si potrebbe farlo?
Tienimi aggiornato sugli sviluppi del progetto, chissa che un domani non si possa trovare un nuovo punto di contatto...

ing. Andrea Matarazzo
Università La Sapienza